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ANALISI DELLA STRUTTURA

 

                Il castello si erge su una collina di rilievi granitici che si sviluppano da quota 520 m.s.l.m, sino alla quota della piazza interna alle mura 641 m.s.l.m. L’altura presenta una conformazione caratterizzata da pendii estremamente irti sino a rasentare la verticalità; in alcuni punti è ancora possibile individuare tracce di mura che si insinuano tra gli angusti pertugi tra le rocce, resti della triplice cortina di mura che cingevano a valle il castello; nello schema allegato è possibile osservare i punti in cui sono state rilevate. A quota 600m., sul lato ovest si osservano tracce di muratura con spessori intorno a 1.60m. , realizzate con pietrame di pezzatura piuttosto grossa amalgamato con malta di calce, disposte in modo concentrico rispetto al castello è possibile ipotizzare che formassero ambienti per il ricovero degli animali, quindi stalle quelle interne, mentre quelle più esterne come prima linea di difesa.

            I sentieri praticabili per poter raggiungere l’interno del castello sono qli unici concessi dall’asperità del terreno fra le rocce. Un percorso di risalita si snoda in modo tortuoso lungo la parete nord della collina granitica con variazioni di pendenza tra il 30-45 %, che impongono un tempo di risalita di circa 15 minuti. Dall’alto della collina il percorso è facilmente sorvegliabile dall’ingresso a nord e comunque dal passo di ronda sulle murature. Del passo di ronda ne è rimasta evidente traccia lungo nel tratto di cortina a nord-ovest (parzialmente ricostruito) e nella scala di accesso a questo, in parte ancora originale ma in precario stato di conservazione.

            E’ facile presupporre che abili balestrieri dall’alto delle mura, in questi castelli di frontiera , avessero facile ragione su chiunque si avventurasse lungo il percorso di accesso.3

            Circa a metà del percorso di risalita sul versante sudovest del castello, si arriva ad uno spiazzo aperto sullo strapiombo da un lato, dall’altro trova barriera di roccia che si sviluppa a mo’ di scodella. Osservando tra le rocce ad altezza d’uomo è possibile scorgere i resti di un muro di sbarramento realizzato in pietrame di media pezzatura legate con calce ed un evidente strato di intonaco di finitura, questo ci permette di capire che anche gli spalti inferiori oltre la cortina muraria superiore, erano rifiniti con uno strato protettivo di intonaco. Si tratta evidentemente dell’ultima cortina a quota 620 m.s.l.m., prima di giungere al recinto del castello a quota 641 m.s.l.m.

            La notevole quantità di intonaco sul paramento esterno, peraltro di ottima fattura, è stata realizzata prevedendo quale danno avrebbe arrecato alla stabilità delle murature l’azione dilavatrice delle acque meteoriche e del vento che soffia fortissimo su tutti i versanti. Inoltre, i ricorsi irregolari tra una pietra e l’altra ne avrebbe favorito lo scalzamento e l’insorgere di flora dannosa, che insinuandovi le radici, come avviene tuttora produce dissesti strutturali.

           

In genere per queste costruzioni si utilizzavano dei materiali reperiti in situ: pietre di vario tipo, prevalentemente di formazione granitica, la trachite nelle sue varianti rosa e scura ed infine scarso uso di laterizio. La trachite è una roccia vulcanica a grana fine, costituita da fenocristalli di sanidino, plagioclasio e biotite immersi in una massa di fondo microcristallina. Non esiste un formato standard per il taglio e la finitura degli elementi lapidei, principalmente si può rilevare l’uso di cantonali di trachite squadrati, ammorsati a dente di sega nei punti più vulnerabili della muratura che risulta prevalentemente composta da pietrame da spacco. Questo particolare si può osservare nelle cortine del lato ovest, sia nell’angolo adiacente alla torre, sia nel punto di snodo delle medesime. Lo snodo del paramento è infatti realizzato con la tecnica di ammorsatura dei cantonali di trachite, dove il problema ella variazione di piano murario è stato risolto sagomando i cantonali con il medesimo angolo di sviluppo della muratura stessa, che essendo realizzata con la tecnica romana del muro a sacco non si presta a soluzione di continuità agli angoli.

L’intero spessore murario (circa 1.60 m., non sempre costante) è interamente costituito da pietrame legato con malta di calce tenacissima, intervallato da orizzontamenti in laterizio.

Lo studio di questo snodo d’angolo della cortina al lato ovest, ci permette di conoscere particolari importanti circa lo sviluppo delle fasi di cantiere per la posa in opere delle pietre nella costruzione della murature, ci consente quindi di capire il grado di conoscenza tecnica delle maestranze in quegli anni:

a) i cantonali d’angolo in trachite e ben squadrati, “dettavano” le linee guida per l’orizzontamento delle murature ....................

 

3 Al riguardo vedi il testo Studi Sardi Vol. XXIII, Sassari 1975, nel quale viene riportata la dotazione di armi e di armigeri....

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