3 percorso Bultei - goceano

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3 percorso Bultei

Escursioni > Benetutti Bultei
Itinerario 1

   3° percorso

   Culiranchida - Bodoi - Sa Mandra Manna - Sos Chessarzos


   Partendo dalle Terme di San Saturnino si percorre la SP 86 sino al bivio Benetutti-Nuoro e si prosegue a sinistra per Benetutti sulla SP 22; si attraversa il paese e si prosegue sulla SP 7, verso la stazione di Benetutti; dopo circa km 1,5 sulla destra si oltrepassa un cancello per immettersi su una strada di penetrazione agraria dalla quale possiamo immediatamente scorgere il complesso rurale di Culiranchida (F1), sito nella località omonima.
   Rimettendoci sulla SP 7 proseguiamo sino a raggiungere lo svincolo per la Abbasanta-Olbia in corrispondenza del quale svoltiamo in direzione Pattada-Ozieri.
   Dopo aver percorso circa 900 metri lasciamo il veicolo sulla destra e, oltrepassando un cancello, proseguiamo per circa 50 metri sulla strada interpoderale, all'interno di un oliveto in località Bodoi (E1); fiancheggiamo un muretto a secco sino a giungere ad un'altro muretto perpendicolare da scavalcare in corrispondenza di un olivo; proseguiamo sino a veder emergere un imponente esemplare ultracentenario di Quercus suber (1,72 metri di diametro e 10 metri di altezza), nelle immediate vicinanze di un complesso rurale.
   Ripartendo sulla Abbasanta-Olbia in direzione per Pattada, dopo altri km 3 (a circa km 4 dallo svincolo), si oltrepassa a sinistra un cancello in ferro e si prosegue per una strada bianca in discesa. Attraverso un bosco di roverelle d'alto fusto con esemplari di fillirea latifoglia, si arriva al Rio Sa Mandra Manna e si prosegue, per altri 600 metri, sino alla Casa Cocco (F4) .
   Ripartendo sulla Abbasanta-Olbia in direzione per Pattada, dopo altri 800 metri (a circa km 4,7 dallo svincolo), si svolta sulla destra sulla prima strada poderale (senza cancello) che si incontra; dopo soli 200 metri la sterrata si ramifica in tre vie e si imbocca quella centrale, fiancheggiata da bellissimi esemplari di sughera, lungo la quale si scorge un ovile (casa Dettori) sulla sinistra e si oltrepassa un cancello in legno per giungere, dopo 400 metri, in corrispondenza di un ovile. Lasciamo il veicolo e scendiamo su una sterrata molto ripida e scoscesa; dopo aver camminato per quasi km 1 si arriva su un costone roccioso dalla cui sommità è possibile ammirare l'incontaminata valle Sos Chessarzos (E3), dove scorre il fiume Tirso, circondata da una fitta vegetazione che si inerpica per tutta Sa Costa de Sos Alabatos, dalla quale emerge Punta Fenosu (551 metri s.l.m.) e numerose rocce isolate, erose e scolpite dal vento e dall'acqua. La estrema varietà delle specie vegetali presenti, rende questa zona di notevole interesse sia paesaggistico (D3) che scientifico.
   Proseguendo a destra del costone, lungo un sentiero reso difficoltoso dalla fitta vegetazione, raggiungiamo la riva del fiume in cui il paesaggio è di spettacolare bellezza.

   IL PERCORSO NEI SUOI PARTICOLARI

   Oltrepassato il paese di Benetutti, verso la Stazione, dopo circa km 1,5 si arriva nel complesso rurale di Culiranchida. Questo si sviluppa su due lati, con un impianto ad L, che inquadra un cortile racchiuso negli altri due lati dai muretti a secco.
   Interessante la presenza delle stalle o scuderie, suddivise in tre campate con archi a tutto sesto, coperte con una struttura in legno e l'incannicciato ben legato con il giunco.
   L'impianto rettangolare delle stalle si presenta nel seguente modo:
   su un lato corto era garantito il collegamento con l'edificio che sviluppandosi su due piani ospitava nel piano superiore il fienile.
   Attualmente l'arcata di collegamento tra i due ambienti è tamponata; mentre nell'edificio, ancora oggi, la suddivisione in due piani è caratterizzata dalla presenza di un soffitto ligneo che ha ad un' estremità un' apertura rettangolare, che consentiva l'accesso al piano superiore (tramite una scala mobile) che poteva così sfruttare tutta l'altezza rimanente sino alla struttura lignea del tetto lasciata a vista;
   su un lato lungo scorreva lungo tutto il muro di granito la mangiatoia per gli animali.
   Attualmente la mangiatoia si conserva per metà lunghezza, ma la prova che in origine essa fosse più lunga è data dal fatto che le arcate in granito - che suddividono in tre campate l'ambiente - mentre da un lato sono impostate su un basso pilastro, sempre di granito, dall'altro sono impostate, a circa 50 cm. da terra, su un mensolone dello stesso materiale;
   sull'altro lato lungo, le stalle si aprono, verso il cortile esterno, con tre arcate a tutto sesto che denunciano così anche la suddivisione interna a tre campate.
   Interessante, inoltre, la perfetta conservazione de su foghile in un ambiente attiguo alle scuderie.
   Non lontano, in località Bodoi - dove vegetano notevoli esemplari di olivi - emerge imponente un esemplare ultracentenario di Quercus suber, alto 10 metri, con un tronco di circonferenza (misurato ad 1,30 metri di altezza) pari a 5,40 metri (diametro 1,72 metri).
   A circa km 3 da Bodoi, attraversando un bosco di roverelle d'alto fusto con degli esemplari di filirea latifoglia, si arriva al rio Sa Mandra Manna, nella località omonima, oltre il quale scorgiamo la casa rurale Cocco.
   Questa casa si presenta asimmetrica perché sulla sinistra è stato aggiunto un altro
   ambiente, a cui si accede dal retro al livello superiore, in cui si conserva il tetto incannicciato, con la struttura in legno, e la copertura con tegole sarde.
   Da notare anche, sulla sinistra rispetto alla casa, la presenza di un piccolo boschetto di piante di pioppo bianco.
   Il nostro itinerario si concluderà nella località Sos Chessarzos (territorio di Nule), di notevole interesse paesaggistico oltreché scientifico. La valle, dove scorre il fiume Tirso, incontaminata, è circondata da numerose specie vegetali, tra le quali segnaliamo la cannuccia (Phragmites australis), il tamericio comune (Tamarix gallica) e dal bosco che si inerpica per tutta Sa Costa de Sos Alabatos, dalla quale emerge Punta Fenosu (551 metri s.l.m.) e numerose rocce isolate, erose e scolpite dal vento, ricoperte di borracina azzurra (sedum caeruleum), quasi a creare un morbido tappeto dal caratteristico colore rossastro che ben s'intona con il duro granito grigio.

 
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