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La storia

Notizie sul Goceano > La storia > Di A. Murineddu > I parte

STORIA

Circa i primi abitatori del Goceano non si hanno notizie precise. Storici antichi accennano ad un popolo, forse di origine etrusca, gli Esaronesi, stanziatisi, prima ancora del 2000 a.Cr., sul Monte Rasu, che venne chiamato, proprio a ricordo di queste genti, Monte Esaro. Col lento trascorrere dei secoli -è opinione quasi unanime- per una trasposizione di suoni comune del resto nei tempi antichi, il nome Monte Esaro si trasformò in quello di Monte Rasu. Non posso, in mancanza di altre interpretazioni, non accordarmi a questa opinione, che mi sembra probabilissima. Ma è altrettanto possibile che tribù di pastori, attratte alla fertilità della regione: Balares e Corse, dal nord, Ilienses o Tespienses da ovest a da sud, siano filtrate nel Goceano, si siano tra loro confuse fino a formare un popolo compatto per costumi, istituzioni, lingua ed aspirazioni, religione. Appare ormai accertato che il Goceano, nei tempi antichissimi, fosse assai popolato, forse più di quanto non lo è ai tempi nostri. Questo è dimostrato  dai numerosi nuraghi e domus de janas, dai molti ruderi di ville antichissime, che ogni tanto, casualmente, perché mai qui sono stati condotti scavi con un certo criterio archeologico, vengono alla luce. Nel territorio di Benetutti, ad esempio, in regione Orrios, all'inizio di questo secolo, un pastore, frugando in una grotta, scoprì una tomba dell'età della pietra, rinvenendovi oggetti litici di grande importanza archeologica.

Un'altra interessantissima scoperta, avvenuta a Bultei, in regione Borotta, pure diverse decine d'anni fa, sta a dimostrarci l'importanza che il Goceano aveva nei tempi remoti. Si tratta di una barchetta in bronzo con protema cervino, di spisita fattura ed unica nel suo genere. Ancora a Bultei, in regione Salarà, il contadino Gavino Falchi, mentre nel suo campo era intento ai lavori agricoli, scopri due vasi di terracotta fatti a mano ed assai rozzamente. Dentro questi vasi stavano ben conservate 292 monete di bronzo, tutte risalenti all'epoca Cartaginese. Il professor Taramelli, appena venuto a conoscenza di questa scoperta, da Cagliari si portò a Bultei, prese in consegna gli oggetti rinvenuti dal Falchi e, dopo averli accuratamente studiati e classificati, pubblicò in merito un opuscoletto, che in questo momento ho sott'occhio.

Ecco come il Taramelli giustifica la presenza di queste monete nel Goceano :

"Il paese dove avvenne la scoperta si trova a molta distanza dal mare e dalle colonie marinare Cartaginesi, sia di Bosa che di Turris e di Olbia, e più ancora da Calaris. Non è il caso di pensare ad una prova di dominio Cartaginese sa questo territorio montano e collocato tra le zone abitate dai Lusitani. Piuttosto dobbiamo pensare ad una penetrazione commerciale dai porti costieri ai territori dell' Alta Valle del Tirso per scambi di derrate, come lane e bestiame da macello, contro ai prodotti manifatturieri ed industriali e danaro corrente di cui i Sardi avevano già appreso ad apprezzarne il vantaggio. Il Taramelli si recò subito a Nule, si ebbe in consegna gli oggetti e su di essi scrisse un opuscoletto, dove, tra l'altro, è detto:

"Tutte le vicinanze, dove è avvenuta la scoperta, sono ingombre di pietre derivanti dalle rovine di Bissulvi, paese che sorgeva a due chilometri da Nule ed a meno di uno da Benetutti, sperando di trovarvi tesori e per esportarne materiale da costruzione, specie stipiti ed architravi .

L'illustre archeologo, al quale la Sardegna deve moltissimo, si dichiara convinto essere queste accette "il bagaglio portatile di un produttore che giunse da lontano, dai centri metallurgici, situati in prossimità dei giacimenti cupriferi, verso questa regione che non ne aveva e che d'altra parte era abitata da forti popolazioni che lasciarono importanti monumenti nuragici, popolazioni costruttrici e battagliere, che dovevano quindi essere buoni clienti del fonditore ramingo".

Del medesimo parere è D. Mackenzie nel libro: The dolmens, toms of the giante and nuraghi, of Sardinia.

Pure a Nule, in località Lesci, dentro una tomba antica, fu rinvenuta una statua di bronzo di età antichissima.

Tutti questi oggetti, che posiamo ammirare nel Museo Archeologico di Cagliari, sono oggetto di attento studio da parte dei numerosi visitatori italiani e stranieri per la loro squisita finezza di lavorazione e la rarità.

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