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Il Goceano

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Notizie sul Goceano

Il Goceano fa parte del Logudoro ed è, forse, la regione più mediterranea della Sardegna. L'origine del suo nome risale a tempi remoti e lo deve secondo l'affermazione di molti storici ad una villa, chiamata appunto  "Goceano", che sorgeva ai piedi di quella rupe, ove il Giudice di Torres, tra il 1127 e il 1129, costruì il castello, divenuto poi sede di tutto il dipartimento.

Il Casalis (Dizionario Geografico-Storico: voI. VIII) ed il Dizionario Universale, compilato da parecchi Dotti italiani a Torino nel 1857 per cura della R. Accademia, così tracciano i confini del Goceano:

Il Goceano confina a settentrione col Monte acuto, a levante con la Barbagia di Bitti e col Dore, ad austro col Marghine ed a ponente col Costavalle e col Cabuabbas, ed ha una superficie complessiva di 180 miglia quadrate circa, estendendosi per lunghezza 15 miglia e per larghezza 12 miglia .

Secondo questi geografi, quindi, il Goceano dovrebbe avere la forma di un rettangolo pressoché regolare

Il Goceano è una regione montuosa. Il Monte Rasu è la cima più alta (m. 1248). Al centro della regione sta un vasto e fertile altopiano, chiamato “ L'Alta Valle del Tirso” ,  perché  attraversata e resa fertile da questo importante fiume.

Numerosi sono i corsi d'acqua e tutti affluiscono al Tirso. Di essi più importanti sono:


Il Riu Mannu: nasce ad ovest della Serra di Delicore, a sud di Bitti, lungo il suo corso raccoglie numerosi fiumicelli , e torrenti, poi,. in regione Luzzras non lontano dalle Terme di S. Saturnino, sbocca nel Tirso dopo aver ricevuto, in prossimità del Nuraghe Puddighinu, le. acque del Bira Orrios.

Altro fiume importante, pure affluente del Tirso, nel quale sbocca appena più a nord, è il Riu Minore.

Abbiamo ancora il Riu de Molo, il quale alimenta il  Tirso quasi all'inizio del suo corso.

La flora di questa regione è quanto mai varia: querce, lecci, sughere, olivastri sono le piante dominanti. Le sughere, in massima parte di buona qualità danno una eccellente corteccia, che viene assai rimunerata. Inoltre le ghiande, prodotte sia dalle sughere che dai  lecci e dalle querce, permettono l'allevamento e l'ingrasso di branchi di suini. Ma la ricchezza maggiore del Goceano, se convenientemente la si sfruttasse, sarebbe, a mio giudizio, costituita  dagli olivastri, che sono in numero enorme raggruppati, spesso, in boschi fittissimi. Sarebbe ormai tempo di pensare seriamente ad utilizzare Questa ricchezza, trasformando i terreni olivastrati in altrettanti oliveti: l'economia della Sardegna, e particolarmente di questa zona, non ritarderebbe a sentirne effetti benefici.

Numerosissimi sono pure i peri, che danno un frutto squisito ed in quantità rilevante. La produzione si potrebbe addirittura

triplicare, se tutti i perastri, che crescono un po' da per tutto in questa regione, venissero innestati. Moltissime sono ancora le piante da frutta che qui vi trovano terreno e clima adatto : la vite produce uve eccellenti da vino fortemente  alcolico ed aromatico; Bultei và famoso per le pesche, paragonabili, per qualità, a quelle di qualsiasi altra regione d'Italia: Benetutti, Bono, Burgos, Il1orai ed Esporlatu vantano ottimi prodotti ortofrutticoli anche se appena sufficienti a coprire i bisogni locali.

Tra le frasche predominano : il lentischio, dalla cui bacca la gente più povera estrae un olio buono per certe fritture ed ottimo per le lucerne, ancora adoperate negli ovili e nelle  case poste alla periferia dei paesi, ove non arriva ancora la luce elettrica; li corbezzolo, dal cui fiore .le api estraggono il miele amaro, specialità sarda conosciuta da tempi antichissimi e considerato farmaco sicuro contro una infinità di mali. Dalla bacca del corbezzolo, inoltre, si estrae un'ottima marmellata. Altro cespuglio è il mirto, dal frutto asprigno e le foglie fortemente aromatiche; il cisto che vegeta nei terreni collinosi e di scarsa produttività. Fra gli arbusti ricordiamo: il ginepro. la cui bacca raccolta ben maturata veniva un tempo spedita in quantità rilevante a ditte specializzate del continente per la produzione del famoso liquore « il ginepin ), e lo Alloro.

L'erba, nel Goceano, cresce abbondante un po' dovunque, e consente l'allevamento del bestiame su grande scala: ovini, bovini, suini, equini. Per questo la pastorizia, più ancora della agricoltura, costituisce la maggiore occupazione della popolazione. La caccia, in rapporto alle altre zone della Sardegna, è ancora piuttosto abbondante: pernici, lepri, quaglie, cinghiali, volpi, cervi, martore dalla pelle costosissima. Abbondantissime sono le tortore, i merli, i tordi e vansi diffondendo rapidamente anche i conigli. Nei fiumi si possono cacciare anitre e folaghe e negli acquitrini, d'inverno, beccacce e beccaccini; nei boschi abbondano i colombacci.

La pesca è ancora abbondante, ma mentre prima numerose erano le anguille e le trote, queste ultime, ora, vanno scomparendo, perché i corsi d'acqua si sono popolati di tinche.

Nel Goceano mancano completamente le industrie, perché quella casearia dà lavoro ad un ristrettissimo numero di persone specializzate solo per pochi mesi dell’anno. Perciò la popolazione è tutta dedita all’allevamento del bestiame ed all'agricoltura. Vi si semina grano, orzo, legumi, ortaggi. In certi paesi, come a Nule, le massaie, nelle ore libere dai lavori casalinghi, lavorano al telaio. I tappeti che confezionano sono ricercatissimi. E' questa un'industria antichissima e bene farebbe la Regione a valorizzarla, incoraggiandola con sovvenzioni e premi. Il Goceano comprende i seguenti paesi: Anela, Benetutti, Bono, Bultei, Burgos, Illorai, Bottida, Esoporlatu. Nule.


 
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